TL;DR fotolente non campa d’aria e ho fatto la scelta di non mettere pubblicità invasiva né paywall: si regge grazie ai contributi volontari di lettori e ascoltatori su ko-fi.
Spieghiamoci meglio. In questo momento io non so bene che piega prenderà questo progetto. Magari mi seguiranno venticinque lettori inclusi i parenti stretti, magari diventerò lo Zenti dei podcast di fotografia (che fa il paio con il Roberto Saviano della fiction italiana).
Di altre cose, però, sono sicuro:
- Non voglio svendere fotolente. Collaborare con le aziende è ciò che tiene in piedi molti progetti che seguo. Se oggi mi contattassero delle attività che già di per me apprezzo (Micamera e Newoldcamera spero vi fischino le orecchie) sarebbe fantastico. Già se mi contattasse un produttore sarebbe diverso se fosse per scrivere di una fotografa o di una fotocamera. Se all’altro estremo iniziassi a vendervi VPN o lucine colorate quando questo progetto non ha nulla di tecnologico sarebbe piuttosto triste. Non ho la ricetta per descrivervi il limite tra collaborare e sbragare ma non vorrei superarlo.
- Non mi piace un certo modo di vivere Internet. La speranza che la pubblicità su Internet potesse reggere da sola iniziative in grado di produrre generiche cose belle è morta e anche chi ci ha creduto non si sente troppo bene. Inseguirla ha portato a cercare di migliorare i risultati violando la privacy degli utenti (Adsense) o facendo leva sui bassi istinti da tabloid inglese (Taboola). Tenerla nei limiti ragionevoli, ovvero senza che tracci il singolo utente e che sia dignitosa, porta molti meno soldi ma è l’unica scelta sensata: perché dovrei ricompensare il quotidiano *** che mi piazza in prima pagina un boxino morboso sui gattini che hanno caldo?
- Voglio che il nocciolo, ciò che credo sia bello di fotolente, resti gratis. Questa speranza nella pubblicità ha portato anche una profonda resistenza a pagare per ciò che è su Internet e mi ci metto pure io in mezzo. Le soluzioni esistono: i paywall per citarne una, ma vorrei evitare. Da utente apprezzo il modello de il Post o the Submarine: si paga per elementi aggiuntivi preziosi per chi già è affezionato, non per pezzi fondamentali per completare una parte gratuita mutilata.
L’unica soluzione per potere mandare avanti questo progetto e permettermi il lusso di tenere insieme tutti questi punti sono i contributi volontari. Non dico donazioni perché suona di beneficenza: per quella ci sono Naga, Antigone o Emergency.
fotolente ha dei costi e richiede una certa dose d’impegno: al momento se vi piace leggerlo o ascoltarlo potete sostenere questo sforzo su ko-fi. Solo una piccola percentuale — che ringrazio — decide di pagare, fa parte del gioco e va bene così. Prima o poi mi ingegnerò in mezzi più sofisticati per finanziarmi come una borsa di tela con ricamato sopra “borsa semiseria” in turchese, un corso su come perfezionare la R moscia o una newsletter a pagamento sulla grana delle fotografie famose. Al momento va così, sul vostro buon cuore.
Ora come ora non ci sono mezzi per cui possiate finanziarmi senza mettere mano al portafoglio: non c’è pubblicità da vedere o ascoltare. Se non potete o volete per una miriade di ragioni: amici come prima. Se così non fosse avrei messo un paywall.
In questo caso potete sostenere fotolente anche consigliandolo ad amici, parenti e affini fino al trentatreesimo grado — fondamentale per permettermi l’altro lusso di questo progetto, l’assenza da gran parte dei social — o iscrivendovi alla newsletter mensile.